L’ultima volta è apparso per una foto ricordo accanto alla passerella di Christo sul lago che ha visto la nascita delle sue creazioni. Sul suo motoscafo, ovviamente Riva.
L’ingegnere Carlo Riva si è spento a 95 anni dopo una vita lunga, pionieristica, decisiva per la storia della motonautica.
Tutto cominciò negli anni ’50, quando Carlo prese le redini dell’azienda di Sarnico che il bisnonno Pietro aveva intrapreso nel lontano 1842, il nonno Ernesto aveva continuato costruendo il primo piroscafo per merci e passeggeri e infine il papà Serafino aveva ereditato, trasmettendo a Carlo la passione per gli scafi da corsa e le lance da passeggio.
Grazie all’ingegner Carlo, la Riva è presto diventata marchio simbolo dei motoscafi di lusso.
Aquarama, Tritone, Ariston, Florida. Bastano i nomi delle barche a evocare il design raffinato e curatissimo in ogni dettaglio − mogano intagliato a mano, tappezzerie di pregio, biancheria monogrammata, stoviglie di porcellana, cristallo. I motori potenti, le prestazioni grandiose.
I Riva erano le Rolls-Royce del mare: uno status symbol invidiato sui moli di Portofino, Montecarlo e Porto Banus.
Il marchio Riva ha reso grande onore al Made in Italy, diventando l’oggetto del desiderio di aristocratici, attori, sportivi, uomini d’affari e celebrità tra cui Sophia Loren, Brigitte Bardot, Liz Taylor, Sean Connery e Jean Paul Belmondo, Richard Burton e Jackie Stewart.
Senza scordare reali, principi e sceicchi come la famiglia reale saudita, l’Aga Khan, la principessa Soraya, che usava un Ariston come tender mentre era in vacanza con lo scià di Persia.
E ancora il re Hussein di Giordania e il principe Ranieri di Montecarlo, dove Riva aprì la sua seconda stazione di servizio nel 1959.
Nel 1969 l’azienda fu venduta a una società americana. Seguirono anni di difficile gestione e passaggi di proprietà fino all’acquisto, nel 2000, da parte del gruppo nautico Ferretti, che ha avuto il merito di riportare il marchio ai fasti passati.
Non c’è da stupirsi scoprendo che «l’ingegner Carlo» ha sempre mantenuto un ufficio accanto al cantiere, per non sentire troppo la nostalgia. Ancora a 90 anni, quando scendeva nel “suo” Porto, Carlo lavorava senza sosta per intere giornate. La sua instancabile passione e il suo sguardo sempre rivolto al futuro ne hanno fatto un mito paragonabile a Enzo Ferrari per il mondo automobilistico.
Nel 1975 a Rapallo fu inaugurato il Porto Carlo Riva, primo Porto turistico d’Italia fortemente voluto e realizzato, non senza difficoltà.
Nel 1988 è “Pioniere della Nautica” dell’UCINA, nel 2005 è insignito del titolo “Personnalité de la Mer” da Alberto II di Monaco e solo pochi anni fa riceve il premio “I Grandi della Nautica” al Santa Boat Show.
Da due anni, l’ingegnere non scendeva più al “suo” porto.
“Il legame che aveva era troppo forte e ha preferito staccarsene quasi in modo traumatico, tagliare l’elastico che lo teneva legato qui”, come ha ricordato in lacrime Marina Scarpino, direttrice del Porto Carlo Riva.
Ma sono tanti gli aneddoti che fanno rivivere il mito di Carlo Riva e del suo marchio.
Si tratta di piccole grandi storie che l’ingegnere ha custodito e snocciolato negli anni, lui che era stato protagonista e per così dire deus-ex-machina delle vicende negli anni della dolce vita.
Inutile dire come l’ingegnere avesse un innato senso del marketing: già negli anni Cinquanta aveva capito che i personaggi famosi potevano diventare testimonial del marchio e far incrementare le vendite.
Come la storia di Giovanni Agnelli, il primo a collaudare l’Aquarama nel 1962. La barca non era ultimata ma l’Avvocato voleva provarla spingendo il motore al massimo.
“Faccia pure”, rispose l’ingegnere. “Se è capace di rovesciarla gliela regalo”.
Poi ci fu Dino de Laurentiis, che acquistò ben 4 motoscafi. Una sera del ’64, lui e Silvana Mangano invitarono Carlo e la moglie per una spaghettata. Dino voleva un Caravelle, un motoryacht d’acciaio prodotto da Riva in Olanda e del valore di 125 milioni di lire. Ma la stessa notte notte i soldi stanziati per quel giocattolino finirono al casinò, e l’affare sfumò.
Poi cerano le dive, da sempre sinonimo di capricci.
La Bardot e la Ekberg furono tra le poche a ottenere una diversa tappezzeria per gli interni del motoscafo. La volevano zebrata!
Infine l’idolo di Carlo Riva, Aristotele Onassis, che da subito ammirò le creazioni dell’ingegnere, poi una sera lo prese sottobraccio e disse: “Sei un bravo giovane, sono certo che farai strada”.
E aveva ragione.
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